Perché voterò per Luca Rizzo Nervo
Roma – 5 ottobre 2017 – Ho atteso a lungo prima di rendere pubbliche le mie riflessioni e la mia scelta in vista del Congresso che eleggerà il nuovo segretario del Pd bolognese. L’ho fatto perché, al di là di simpatie o amicizie personali, volevo capire quali proposte e quali progetti politici sarebbero stati portati avanti dai candidati in una fase politica tanto difficile e delicata come quella che stiamo vivendo. Continuo a pensare che i congressi dovrebbero essere vissuti come un confronto tra idee e progetti, come un’opportunità di crescita politica e di discussione collettiva, e come una occasione per il partito che dovrebbe uscirne più ricco, non impoverito e pieno di veleni.
Ho atteso a lungo perché vedevo avanzare tra i dirigenti uno “spirito di guerra” che nulla ha a che fare con la fisiologica competizione tra candidati alla guida del più importante partito del paese e della nostra città. Confesso di avere provato un discreto fastidio per il carattere “machista” che sta accompagnando le fasi congressuali, una sorta di resa dei conti “in crescendo” che non avrebbe mai dovuto avverarsi. Ho atteso anche perché, dati i toni bellicosi, una vera e propria “divisione” sta attraversando le scelte di persone che mi sono tutte carissime, umanamente o politicamente, e quando i tuoi amici sono un po’ da una parte e un po’ dall’altra, vorresti non deludere nessuno. Ma ogni cosa ha il suo tempo e questo per me è il tempo di scegliere e di spiegare.
I giorni alle nostre spalle sono stati importanti per maturare la decisione di sostenere Luca Rizzo Nervo. Non solo per la linearità politica con cui si è mosso ma anche per il comportamento e il tono con cui ha affrontato una campagna difficile. Ho apprezzato la trasversalità del sostegno che lo accompagna, la sua volontà di aprire il partito e il coraggio di non presentarsi come il candidato di una componente del Pd, ancorché di maggioranza. Mi sorprende sempre moltissimo che vi sia chi stigmatizza la trasversalità come un fattore negativo quando al contrario è il segno di una grande e auspicabile ricchezza politica. Il Pd è un partito aperto e contendibile: se ognuno restasse immobile nella propria corrente ciò sarebbe impossibile. L’originalità del Pd, e l’eredità culturale più attuale che deriva dall’Ulivo, consiste nella “mescolanza” di storie, culture e sensibilità. Chi ha solide radici non teme per la propria identità.
Il compito che attende il Partito democratico nei prossimi mesi è difficile e ambizioso: siamo chiamati a renderlo vivo e presente nella società. Non nascondiamoci la verità: abbiamo perso simpatie e capacità di incidere nella società. Anche a Bologna, dove i segnali di stanchezza e delusione non mancano. Non addebito la responsabilità di quel che non va al segretario uscente Francesco Critelli, perché penso che una classe dirigente, degna di essere considerata tale, debba sentirsi tutta responsabile e non possa chiamarsi fuori per le cose che non vanno. Avrei apprezzato molto che da più parti si fosse proceduto a esaminare le tante mancanze e gli errori commessi dal Pd invece che ingaggiare una guerra che lascia la società sconcertata e la allontana ancora di più da noi. Per questo sento la necessità di rivolgere un appello ai candidati ad abbassare i toni e a mettere il bene collettivo al primo posto.
Non abbiamo bisogno di guerre ma di idee.
Sandra Zampa, deputata del Partito Democratico